La pesca sportiva al pesce San Pietro in Europa è regolamentata attraverso specifiche normative, mirate a preservare la specie e favorirne il ripopolamento.
In passato, il pesce San Pietro era una presenza comune nel Mediterraneo, ma a causa della sovrapesca e della degradazione del suo habitat naturale, oggi la sua popolazione è notevolmente diminuita. Per garantire la tutela e la ripresa di questa specie, l’Europa ha introdotto regolamentazioni specifiche per la pesca sportiva al pesce San Pietro.
Il pesce San Pietro è caratterizzato da una taglia media, con una lunghezza massima di circa 60 centimetri e un peso che può raggiungere i 4-5 chilogrammi. Ha una forma appiattita e allungata, una testa prominente e una bocca ampia. Il colore del suo corpo varia dal grigio al marrone scuro, spesso con macchie bianche o gialle sulla pelle. Questa specie si trova nelle acque profonde, a profondità comprese tra i 50 e i 200 metri, preferibilmente in aree sabbiose. La sua alimentazione è basata principalmente su crostacei, molluschi e pesci di piccole e medie dimensioni.
Una curiosità legata al San Pietro riguarda le macchie scure sul suo dorso, che si dice siano simili a impronte digitali lasciate dalla mano di San Pietro stesso nel momento in cui catturò il pesce. Si narra che all’interno della bocca del pesce fu trovata una moneta d’argento.
Per praticare la pesca sportiva del pesce San Pietro dalla barca, è essenziale avere una buona conoscenza dell’habitat di questa specie e delle sue abitudini predatrici. Il periodo migliore per la pesca va da febbraio ad aprile, quando i grossi banchi di San Pietro si avvicinano alla costa per la riproduzione, spingendosi anche a profondità di 20 metri, in zone prevalentemente rocciose o coralligene.
La tecnica di pesca prevede l’uso di esche vive, considerando che il pesce San Pietro mangia per aspirazione. Una montatura specifica è necessaria per catturarlo con successo. Le zone di pesca ideali sono piccole secche coralline o rocce, nonché relitti, dove l’esperienza del pescatore e la conoscenza del mare e dei fondali giocano un ruolo fondamentale.
La montatura tipica prevede un finale da bolentino con piombo terminale e due braccioli. La lenza madre ha un diametro di 0,40 millimetri e i braccioli sono lunghi circa 50 centimetri. L’amo ad occhiello ha una curvatura larga del 4/0, montato su una canna da bolentino da 3,50 o 4 metri. Il mulinello, imbobinato con multifibra di 0,20, è di dimensioni 5000/6000.
La peculiarità di questa montatura consiste nel piccolo bracciolo legato all’amo, dotato di monofilo da 0,25 millimetri e amo numero 10. Il peso del piombo deve essere adeguato alla corrente e alla profondità, mantenendosi sopra i 150 grammi per garantire la stabilità delle esche sul fondo.
L’approccio prevede l’uso di un piccolo pezzetto di gambero o calamaro come esca sull’amo più piccolo, attirando pesci di taglia minore che a loro volta attireranno il San Pietro. Al momento dell’abboccata, il pescatore sentirà un peso costante, dovuto alla grande bocca del pesce San Pietro che ingoierà l’esca e l’amo. Una volta ferrato, il pesce verrà recuperato lentamente con cura.
Oltre a questa tecnica, il San Pietro può essere catturato incidentalmente anche con altre tecniche, come la traina a fondo con esca viva o il bolentino con sardine. Sia per la sua rarità che per le sfide che presenta, la pesca al pesce San Pietro rappresenta un’esperienza appassionante per i pescatori esperti.